Alta tensione Israele-Onu mentre è crisi a Gaza. E l’offensiva di terra si avvicina

(Adnkronos) – Nel diciottesimo giorno di guerra tra Israele e Hamas, si fanno sempre più pressanti le richieste di cessate il fuoco da parte delle Nazioni Unite mentre a Gaza continuano i raid in risposta all'attacco del 7 ottobre e l'offensiva di terra sembra essere sempre più vicina. E scoppia il 'caso Guterres', con Israele che chiede le dimissioni del segretario generale dell'Onu dopo le frasi pronunciate durante la riunione del consiglio di sicurezza. In corso, quindi, le trattative per il rilascio degli ostaggi in mano all'organizzazione terroristica in quella che, secondo il primo ministro israeliano Netanyahu, "potrebbe essere una lunga guerra". E' alta tensione tra Israele e l'Onu. L'ambasciatore israeliano alle Nazioni Uniti, Gilad Erdan, ha chiesto ieri le dimissioni del segretario generale Antonio Guterres. Lo ha fatto con un post sul social X dopo che Guterres, aprendo le discussioni della riunione del Consiglio di Sicurezza Onu dedicata alla crisi in Medio Oriente, ha affermato che il terribile attacco del 7 ottobre di Hamas è avvenuto dopo che "i palestinesi sono stati sottoposti a 56 anni di soffocante occupazione". "Il segretario generale dell'Onu, che dimostra comprensione per la campagna di uccisioni di massa di bambini, donne e anziani non è adatto a guidare l'Onu – ha scritto Erdan – Chiedo si dimetta immediatamente". Per Erdan, "non c'è giustificazione o senso nel parlare con coloro che dimostrano compassione per le atrocità più terribili commesse contro i cittadini di Israele e gli ebrei. Semplicemente non ci sono parole". Su X l'ambasciatore israeliano all'Onu contesta quello che considera un "discorso scioccante" da parte di Guterres. Secondo Erdan, "il discorso scioccante" di Guterres "alla riunione del Consiglio di Sicurezza, mentre vengono lanciati razzi contro tutto Israele, dimostra definitivamente, oltre ogni ragionevole dubbio, che il segretario generale è completamente disconnesso dalla realtà nella nostra regione e che considera il massacro commesso dai terroristi nazisti di Hamas in un modo distorto e immorale". "La sua dichiarazione, che 'gli attacchi di Hamas non sono venuti dal nulla' – prosegue nel post l'ambasciatore israeliano all'Onu – esprime una comprensione per il terrorismo e le uccisioni. E' davvero inimmaginabile. E' davvero triste che il capo di un'organizzazione emersa dopo l'Olocausto abbia simili orribili opinioni. Una tragedia!". Il ministro degli Esteri israeliano, Eli Cohen, ha poi affermato di aver annullato un incontro che aveva in programma con il segretario generale dell'Onu. "Non incontrerò il segretario generale delle Nazioni Unite – ha scritto Cohen sul social X – Dopo il 7 ottobre, non c'è spazio per un approccio equilibrato. Hamas va cancellato dal mondo". Oggi, quindi, l'ambasciatore israeliano all'Onu Erdan rincara la dose affermando che Israele non concederà visti ai funzionari delle Nazioni Unite. "A causa delle sue dichiarazioni negheremo il rilascio di visti ai rappresentanti Onu – ha detto l'ambasciatore alla radio militare israeliana – Abbiamo già negato il visto al sottosegretario generale per gli Affari umanitari, Martin Griffiths". "E' giunto il momento di dare loro una lezione", ha incalzato nelle dichiarazioni rilanciate dal Times of Israel.  Intanto il segretario generale delle Nazioni Unite ha definito gli attacchi intensificati su Gaza da parte di Israele “profondamente allarmanti”. Ha ribadito il suo appello per “un cessate il fuoco umanitario immediato”, una soluzione a due Stati per il conflitto israelo-palestinese e un rilascio immediato di tutti gli ostaggi “senza condizioni”. A Gaza è intanto crisi umanitaria, con gli aiuti che faticano ad arrivare. "Man mano che il carburante necessario per far funzionare i sistemi idrici si esaurisce – scrive la Cnn -, alcuni abitanti di Gaza sono stati costretti a bere acqua sporca e salata, suscitando preoccupazioni per una crisi sanitaria e il timore che le persone possano iniziare a morire di disidratazione". L’Agenzia delle Nazioni Unite UNRWA afferma intanto che sarà costretta a interrompere le sue operazioni a Gaza se non verrà consegnato carburante nel territorio. Secca la replica all'appello dell'agenzia Onu da parte dell'esercito israeliano su X: "Questi serbatoi di carburante – scrivono pubblicando la foto dall'alto che mostrerebbe alcuni serbatoi nella Striscia – sono all'interno di Gaza. Contengono più di 500.000 litri di carburante. Chiedete ad Hamas se potete averne un po'". Sono intanto in corso colloqui per cercare di garantire il rilascio degli ostaggi – circa 220 – tenuti da Hamas a Gaza, hanno spiegato alla Cnn alcune fonti. Ma i colloqui, spiegano, sono complicati da una serie di fattori. E' intanto fallita la trattativa tra Hamas e Israele per il rilascio di 50 ostaggi con doppia nazionalità in cambio di carburante. Lo scrive il Wall Street Journal citando fonti ben informate e vicine ai colloqui. Israele teme infatti che il carburante finisca nelle mani di Hamas e lo usi per ulteriori attacchi. E l'organizzazione terroristica detta le sue condizioni. Il leader di Hamas, Khaled Meshaal, ha dichiarato infatti che i civili catturati da Hamas il 7 ottobre sarebbero stati liberati se Israele avesse smesso di attaccare obiettivi associati al gruppo terroristico nella Striscia di Gaza. In un'intervista con Sky News, Meshaal ha rifiutato di riferirsi ai civili catturati da Hamas come "ostaggi" e ha affermato che Israele ha ucciso almeno 22 persone catturate negli attacchi aerei su Gaza. Di quelli presumibilmente morti, ha detto che molti sono israeliani, ma non ha spiegato da quali paesi provenissero gli altri.  "Se Netanyahu tiene alla loro sicurezza, se gli europei e gli americani tengono alla loro sicurezza, costringano Israele a fermare la sua aggressione, a fermare questo genocidio, questi brutali crimini di guerra che vengono commessi ogni giorno", ha detto Meshaal. "Lasciate che fermino questa aggressione e troverete i mediatori come il Qatar e l'Egitto e alcuni paesi arabi e altri troveranno un modo per farli rilasciare e noi li rimanderemo alle loro case". Israele intanto si dice pronto "per l'offensiva di terra a Gaza e prenderemo una decisione a livello politico per quanto riguarda la forma e la tempistica". Ad affermarlo, secondo quanto riferisce 'The Times of Israel, è infatti il capo di Stato maggiore dell'Idf, il tenente generale Herzi Halevi. "Ci sono considerazioni tattiche e persino strategiche che hanno ritardato l'offensiva di terra, ma che hanno consentito all'Idf di prepararsi al meglio", ha spiegato Halevi. "Stiamo sfruttando ogni minuto per essere ancora più preparati", ha sottolineato rilevando che intanto "il nemico viene colpito, distruggiamo infrastrutture e raccogliamo informazioni per la fase successiva". Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu, nell'incontro di ieri a Gerusalemme con Macron, ha quindi avvertito che la lotta di Israele contro Hamas “potrebbe essere una lunga guerra”.  "Auspichiamo che la guerra sia rapida ed efficace ma potrebbe essere anche una lunga guerra", ha detto ieri Netanyahu a Macron. Hamas, ha poi sottolineato quindi il premier israeliano, "sono i nuovi nazisti, e come nella Seconda guerra mondiale quando gli Alleati hanno sostenuto la resistenza francese, la comunità internazionale sostiene Israele" in questo conflitto. L'Idf ha intanto reso noto che ieri l'aeronautica militare ha attaccato centinaia di obiettivi militari e governativi appartenenti ad Hamas e ha ucciso agenti dell'organizzazione islamista palestinese.  Secondo l'esercito israeliano, negli attacchi sono state distrutte le infrastrutture terroristiche dell'organizzazione, compresi i tunnel, i quartieri generali militari, i depositi di armi e le postazioni di lancio di colpi di mortaio e missili anticarro. Annunciata inoltre l'uccisione di un comandante militare di Hamas in un raid aereo effettuato sulla Striscia. Secondo le notizie diffuse, è stato ucciso il comandante del Battaglione del settore nord di Khan Younis, Taysir Mubasher, in precedenza a capo dell'unità navale di Hamas e con un passato nella fabbricazione di armamenti, accusato di attacchi contro gli israeliani. Stando a quanto riportano i media israeliani, era ritenuto vicino a Mohammed Deif, comandante del braccio armato di Hamas, il 'fantasma' di Gaza considerato la mente del terribile attacco del 7 ottobre in Israele. Un attacco israeliano contro posizioni militari nel sud-ovest della Siria ha ucciso otto soldati e ne ha feriti altri sette. Lo ha riferito l'agenzia di stampa statale siriana Sana, citando una fonte militare, secondo cui l'"aggressione aerea" di Israele ha preso di mira una serie di postazioni militari vicino alla città sud-occidentale di Deraa. L'esercito israeliano ha affermato in precedenza che i suoi jet avevano colpito le infrastrutture dell'esercito siriano e i lanciatori di mortai in risposta ai lanci di razzi dalla Siria verso Israele. Intanto il capo di Hezbollah Hassan Nassrallah ha incontrato il capo della Jihad islamica palestinese Ziad Nahleh e il vice capo dell'ufficio politico di Hamas Saleh al-Arouri. Lo scrive Haaretz, citando una dichiarazione di Hezbollah, secondo cui i tre leader hanno discusso degli ultimi eventi nella Striscia di Gaza, compresi gli scontri in corso al confine tra Libano e Israele.  Emmanuel Macron prosegue quindi la visita in Medio Oriente: questa mattina ha in programma un incontro con il re di Giordania Abdallah II ad Amman e potrebbe avere un colloquio con il presidente egiziano Abdel Fattah al-Sisi. Ieri Macron era stato in Israele, dove aveva incontrato il presidente Isaac Herzog e il premier Benjamin Netanyahu e si era riunito con le famiglie degli ostaggi e delle vittime dell'attacco del 7 ottobre. Successivamente aveva fatto tappa a Ramallah, in Cigiordania, per un incontro con il presidente dell'Autorità Palestinese, Mahmoud Abbas. Un ulteriore convoglio di aiuti umanitari destinati alla Striscia di Gaza, 20 camion in tutto, è intanto passato alle prime ore di oggi dal valico di Rafah, tra l'Egitto e l'enclave palestinese. La Mezzaluna Rossa palestinese e l'Unrwa hanno ricevuto gli aiuti, ha detto all'agenzia Dpa Khaled Zayed, capo della Mezzaluna Rossa egiziana nel Sinai del Nord. Zayed ha precisato che si tratta del quarto convoglio e che le forniture includono medicinali, latte in polvere e acqua. Secondo fonti della sicurezza citate dalla stessa agenzia, gli aiuti avrebbero dovuto essere consegnati ieri, ma ci sono stati ritardi con il passaggio dei camion per i controlli a El-Aouga, valico commerciale tra Egitto e Israele da cui poi i tir tornano al transito di Rafah. El-Aouga si trova a circa 70 chilometri a sud del valico di Rafah. Da sabato scorso sono 74 i camion di aiuti consegnati alla Striscia di Gaza nel mirino delle operazioni israeliane dopo il terribile attacco del 7 ottobre in Israele di Hamas, che controlla l'enclave palestinese. —internazionale/[email protected] (Web Info)